Madonna, ma che vita hai fatto?

Madonna, ma che vita hai fatto?

Nov 07, 2023

Qualcuno lo chiama complesso di inferiorità.

Nel senso che ha un senso chiamarlo complesso di inferiorità. Ma invece secondo me ha più a che fare col senso di dignità. O meglio ancora col significato di indegnità.

Ho passato un bel pezzo della mia vita a non sentirmi degno. Di quello che stavo facendo, degli amici, complici, amanti che avevo accanto, della vita che mi ero cucito addosso fino a quel momento.

Poi succede che un po' impari e un po' sono le migliaia di euro di psicoterapia che iniziano a fare effetto. E alla fine di tutta la fiera, nella bocca dell'anima ti resta un retrogusto di indegnità. Uno sputazzo. Un rigurgito, come quando mangi il pesto buono, che è buono per davvero, ma un po' l'aglio alla fine ti rinviene anche a te - che ti dà anche un bel po' fastidio ammetterlo, tanto ti piace il pesto e quanto ti stanno antipatici tutti quelli che ripetono in continuazione che "eh, sarà anche buono il pesto, ma dentro c'è l'aglio e poi a digerirlo...".

E allora ti ritrovi una sera a cena con dei colleghi. Nessuno sta mangiando il pesto, nemmeno tu. Non è importante. Ma invece quello che è importante è che al posto del pesto, mentre state chiacchierando amabilmente, ti fanno raccontare qualche pezzetto della tua vita. E si parla a turno. Di questo e di quello. E poi si parla anche di musica. E poi si parla anche di Lucio Dalla. Vai a sapere come ci siamo arrivati. Comunque sia, quando si inizia a parlare di Lucio Dalla, tu dici che era un bravo Cristo, Lucio Dalla. Che ci hai lavorato per dei mesi e che ti sei sempre trovato proprio bene, con Lucio Dalla. Che siete andati anche in Irlanda con Lucio Dalla, per più di due mesi. E che a un certo punto in una pausa dalle prove siete anche finiti nella stessa Jacuzzi dell'unica palestra dell'unico hotel che c'era in quel posto in Irlanda dove eravate andati a lavorare. A confessarvi l'un l'altro, a raccontarvi della vita con Lucio Dalla e a ribollire come zamponi. O meglio come un ciccione e una scimmietta che ribollono nell'unica Jacuzzi, dell'unica palestra, dell'unico albergo che c'era da quelle parti. Con Lucio Dalla.

E allora, a quel punto i tuoi colleghi che hanno le gambe tutti sotto lo stesso tavolo dove ce l'hai anche tu, strabuzzano gli occhi e una di loro dice "Madonna, ma che vita hai fatto te?".

Che vita ho fatto io?

Prima l'ho chiesto a lei che aveva davanti un pollo arrosto che avremmo pagato carissimo (che era meglio che andavamo in un posto dove c'era del pesto nel menù). E poi me lo sono chiesto da me. E un po' me lo sto continuando a chiedere. Sia a tavola, parlando coi colleghi che ti fanno raccontare pezzetti della tua vita - anche se non stai mangiando il pesto - che prima... e pure che dopo.

E alla fine me lo chiedo. E me lo chiedo in continuazione. Ma che vita ho fatto io?

E il bello è che mi sono reso conto che non mi sono mica ancora reso conto di che vita ho fatto, io. E che forse dovrei rendermene conto... O che dovrei rendergliene conto. Alla vita che ho fatto.

Adesso ci penso ancora un po' ma secondo me, mi sa è venuto il momento che dovrei rendergliene conto alla vita che ho fatto. E che magari mi metto lì e qualcosa la butto giù.

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